Nel corso della giornata di Lunedi 26 Luglio, il nord Italia viene nuovamente a trovarsi nella zona di confluenza fra la massa d’aria calda coadiuvata da una protensione dell’anticiclone Africano verso le regioni centro meridionali, e le correnti più umide Atlantiche pilotate da una vasta area depressionaria sul nord Europa. Per questo motivo sussistono nuovamente le condizioni ideali alla genesi di temporali violenti anche di natura supercellulare, in particolar modo sul nordest, ove durante le ore pomeridiane si attuerà un richiamo sudorientali nei bassi strati, accompagnato da valori di CAPE oltre i 2000j/KG, in sovrapposizione a elevati valori di shear e di elicità. Partiamo in mattinata in direzione di Legnago, nel basso Veronese, area scelta come target in quanto i modelli sono concordi nell’individuare l’area di innesco lungo l’Appennino fra le province di Parma e Piacenza a risalire verso nordest. Dato il getto piuttosto teso in quota da sudovest, l’ideale infatti era di trovarsi a nordest del percorso del temporale, in modo da non trovarsi subito ad affrontare difficoltà di caccia una volta che esso viene a formarsi. Il cielo al mattino si presenta sereno e fosco, con la formazione di cumuli sparsi a basso livello di condensazione. Per un’attento osservatore questo è un segnale netto che il pomeriggio si sarebbe apprestato a diventare esplosivo. Ci fermiamo in una stazione di servizio della zona attorno alle 13.30, tempo di mangiare un panino al volo che un primo temporale nasce sull’Appennino esattamente a sud di Piacenza, ed in breve tempo assume al radar caratteristiche a dir poco esplosive e di natura supercellulare. Tuttavia desistiamo in un primo momento nel raggiungere il temporale in questione quando ci accorgiamo che più a sud di quest’ultimo, lungo l’Appennino Modenese, nuove celle in rapida risalita verso nord andavano sviluppandosi. Quando ci accorgiamo che queste ultime però faticavano ad organizzarsi, ci dirigiamo immediatamente verso la nostra supercella vicino a noi, che nel frattempo stava producendo grandine di grosse dimensioni lungo il tratto dell’A1 nei pressi di Fidenza, devastando letteralmente le auto degli automobilisti che si trovavano di passaggio. Il temporale tuttavia non muove sospinto dalle correnti in quota verso nordest ma devia nettamente verso est, ci dirigiamo quindi verso Ostiglia (MN) per prendere la statale che va a sud , qui effettuiamo un primo stop a Poggio Rusco (MN) dove abbiamo modo di ammirare l’incredibile updraft in lontananza con tutta la struttura mesociclonica sottostante, una forma che ci ha ricordato alcune viste in Kansas durante gli anni passati. Proseguiamo la nostra corsa verso sud, fermandoci poi a Mirandola (MO), qui troviamo un campo con visuale aperta verso ovest, e ci fermiamo a fotografare l’immensa struttura di una supercella che ormai aveva assunto caratteristiche HP. Cerchiamo in seguito di portarci davanti per sfuggire anche al nucleo grandinigeno che anche in questi istanti presentava chicchi di 7/8cm di diametro, ma senza mai riuscirci appieno, in quanto il temporale ha improvvisamente spanciato muovendo velocemente verso nordest, trovandoci quindi a sud della cella e non più di fronte. Decretiamo conclusa la caccia nei pressi di Ferrara, ove attendiamo una mezz’ora per capire se nuovi temporali sarebbero venuti a crearsi, ma ormai dalle immagini satellitari era palese che nessuna nuova cella sarebbe venuta a formarsi in zona.
La supercella in due screenshot radar nelle fasi clou, la prima occlusione con l’uncino visibile sul bordo meridionale alle 15.15, mentre stava interessando il tratto autostradale all’altezza di Fidenza; Il secondo scatto relativo alle 16.25, con la seconda occlusione ormai in fase HP.
L’incredibile forma dell’Updraft e del mesociclone da Poggio Rusco (MN)
Da Mirandola (MO)
Bellissime foto e ottima spiegazione