Nel corso della giornata di Martedi 11 Giugno, la presenza di una vasta circolazione di bassa pressione sull’Europa occidentale, pone le basi per l’innesco di forti temporali con marginali caratteristiche supercellulari specie nell’area Emiliana a ridosso dell’Appennino Modenese. In particolare osservando la disposizione dei venti il giorno prima e nel corso della mattinata stessa, si può presupporre la formazione di una dry line (linea secca) in discesa dall’Appennino, che scontrandosi con il vento da sudest che avrebbe interessato la pianura Emiliana, avrebbe dato vita ad una convergenza dei venti e alla nascita del nostro temporale. Nell’area inoltre sono presenti valori di shear e di cape necessari per il sostestamento di una supercella. Per questi motivi, io e i miei amici, dopo il bust in Piemonte nella giornata precedente, a causa di un atmosfera troppo cappata che ha impedito la partenza di temporali in pianura, decidiamo di muoverci verso il Modenese. Area stabilita come target dopo l’ultima osservazione modellistica del mattino. Dopo un veloce pranzo alla Roadhouse di Fidenza, dove abbiamo appuntamento anche con gli altri amici cacciatori Genovesi, arriviamo a Modena nel primo pomeriggio, con un’atmosfera che come previsto, si presenta molto calda e afosa. Tuttavia attorno alla metà del pomeriggio, un primo temporale incombe sui monti appenninici adiacenti la pianura nei pressi di Sassuolo (MO) proprio dove si attendeva l’innesco della cella. Dopo una mezz’ora di osservazione ascoltando il fragrore dei tuoni in lontananza ci dirigiamo verso di essa quando decide di muoversi verso la pianura aumentando la sua riflettività al radar. Una volta avvicinati, il nostro temporale si presenta con una base piuttosto piccola e alta, segno evidente che il LCL nei bassi strati non si presenta poi cosi basso come dalle carte. Ci muoviamo comunque inseguendo la cella che in 10 minuti di tempo ha acquisito rotazione, nei pressi di Albareto (MO) dove abbiamo modo di osservare la nascita del mesociclone, anche se piuttosto piccolo in realtà. Rimaniamo piuttosto di stucco ad osservare invece l’ updraft che dava vita al temporale, piuttosto possente e sproporzionato se paragonato alla base rotante sottostante. Seguiamo la cella sin verso Soliera , poco distante, dove fotograferemo le sue ultime fasi finali. In seguito osserveremo la nascita di altri diversi temporali, ma senza spunti e caratteristiche interessanti.